La fotografia è il riconoscimento simultaneo, in una frazione di secondo, del significato di un evento
(H.C.Bresson)
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Credevo che scattare consistesse, molto semplicemente, nel premere un pulsante su una scatola di cui ignoravo il meccanismo di fondo, nel farlo al momento giusto.
Che sia l’attimo, l’istante, a regolare la riuscita di uno scatto è ancora mia indubbia convinzione. Tuttavia suppongo di avere ad oggi più materiale a disposizione per rettificare la gretta osservazione appena fatta, ed ampliarla fino a farne un punto di vista. Con la mia prima reflex, una Canon Eos 1000D supportata da un obiettivo di serie 35-105 mm regalatami in occasione di un compleanno, presi confidenza con le tecniche di base della fotografia. Scattavo per catturare espressioni, movenze, da tradurre in disegni, quadri o scritti. Forse banalmente ritenevo quest’arte una figlia minore del panorama delle azioni di talento. Fortunatamente le vedute ottuse sono barriere destinate ad essere abbattute dall’esperienza. Mano a mano che raccoglievo luce oscillando dalla modalità in priorità di tempi ( chi non si è divertito a congelare l’acqua in un “monoblocco di ghiaccio”? ), a quella in priorità di diaframmi (sfocando il contorno di un ritratto per strappare un espressione da un contesto), fino ad addentrarmi nell’universo impervio dello scatto in manuale, prendevo confidenza con il mio sguardo, la mia prospettiva sulle cose. |
Scegliere i propri parametri è un azione di responsabilità, un’azione pertanto delicata, che ci lascia, come in ogni fase creativa accade, un senso di libertà, una scarica di adrenalina, e un grande disagio di fondo come unico prezzo da pagare.
Il panorama delle infinite possibilità non è però forse il più eccitante? Dal momento in cui “annusai” l’infinito” capii che anche questa caccia, aperta a tutte le ore, perché ogni istante gode della sua sfaccettatura, meritasse un capitolo a sé nella mia vita. L’arte per l’arte anche questa volta. Dunque muoversi, vagare, per strappare qualcosa alla vita. E’ nelle cose che riusciamo a stringere che identifichiamo qualcosa di nostro. L’appartenenza altro non è che l’appropriazione, non sta a me se dire indebita, di un punto di vista da parte di un soggetto “sognante”. Ancora una volta, non è la bellezza che andavo cercando, ma un giocattolo magnetico che mi alleggerisse le ore. E perché non mi annoiasse o deludesse, dovevo mantenere l’impressione che non fosse destinato a morire, che non finisse con me. Credo di aver cercato, e di cercare, qualcosa che superasse il mio senso individuale, che esplodesse del proprio significato. Non c’è arte che non rispetti questa condizione e che non meriti il sacrificio di una vita. |
Istantanee
Per me Arte è l'equivalente di una parolaccia usata da un mucchio di gente che ha paura i guardarsi in faccia; invece io mi guardo, temo di far schifo e mi va bene così, perchè faccio il mio modesto gioco e lascio stare le cose più grandi di me. (C Bukowski)
Le pietre lisce che hai raccolto e che esamini al chiarore della luna sono state rese azzurre dal mare. La mattina dopo, quando le tiri fuori dalla tasca dei pantaloni, sono ancora azzurre.
Anni dopo avevo ancora scambiato gli amici, l'amore , i cieli stellati, con una casa vuota, senza gente, nessuno da aspettare, e tutto il bere che serve. |
Questi pesci non hanno occhi
questi pesci argentati che vengono nei miei sogni, spargendo uova e seme nelle sacche del mio cervello. Ma ce n'è uno fra loro grosso, ferito, muto come gli altri che si limita a resistere alla corrente, chiudendo la sua bocca scura contro la corrente, chiudendola e aprendola mentre resiste alla corrente. (R.Carver) |
ROMA
INFANZIA
No, non sono pazzi questa gente che si diverte, che gode, che viaggia, che fotte, che combatte.
Non sono pazzi, tanto è vero che vorremmo farlo anche noi. ( C. Pavese ) |
Un bambino è turbolento, egoista, senza dolcezza e senza pazienza; e nemmeno può, come il semplice animale, come il cane e il gatto, far da confidente ai dolori solitari. ( C. Baudelaire )
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